Iniziamo dal primo: il torrone, essenzialmente, bianco d’uovo, zucchero e mandorle o nocciole, con alcune varianti come in quello tipicamente napoletano al cioccolato e a forma di cassa da morto, detto appunto “torrone dei morti” perché venduto solo in questa ricorrenza. Il torrone bianco e duro, colore della morte e dei sepolcri, evoca con la sua durezza le ossa dei morti ma con la sua dolcezza concilia l’apparentemente inconciliabile, quasi affermando che tutto sommato la morte possa aprirci la porta di dolcezze ultraterrene.
Il frutto del loto, autunnale delizia, vero dessert offerto generosamente da splendidi alberi, ora spogli delle foglie ma adorni di colorati e dolcissimi frutti. Il nome napoletano del loto è “legnasante”, in quanto dal loro taglio netto in verticale appare talvolta come un’immagine del Cristo Crocefisso.
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Sul melograno, infine, si può aprire una lunghissima disquisizione, trattandosi di un frutto noto per la sua simbologia in molte culture. Presente in molte parti dell’Antico Testamento, utilizzato dai greci del mito di Persefone, ripreso dal cristianesimo come simbolo della stessa Chiesa, che custodisce al suo interno, come un tesoro, le virtù di Cristo e dei tanti martiri
Ecco alcune notizie tratte da lavori presenti in rete:
“ La melagrana,
nella sua unità e molteplicità, manifesta la Chiesa come comunità profondamente
e intimamente legata al messaggio salvifico di Cristo; essa è simbolo
ecclesiologico, ma anche teologico (e cristologico): ecclesiologico perché la
sua molteplicità ne puntualizza la, dimensione comunitaria e l'unità mistica
con Cristo, cristologico perché la ricchissima «dote» le deriva dal sacrificio
di Cristo stesso.[
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“La pianta di
melograno viene considerata, assieme al melo cotogno e alla vite, uno dei più
antichi alberi da frutta coltivati.
Il suo frutto, ma anche i suoi semi e il suo fiore, sono quasi
sempre associati nelle civiltà antiche alla fertilità e alla fecondità.
I Fenici diffusero la pianta di melograno durante i loro
viaggi in tutto il bacino del Mediterraneo.
Era apprezzata anche dagli Egizi per i quali la melagrana
era considerato un frutto medicinale per
le sue proprietà terapeutiche.
Nell’antico Egitto questo frutto simboleggiava ricchezza e
abbondanza ma soprattutto fertilità e discendenza numerosa.
La pianta di melograno adornava i giardini più belli
appartenenti alla nobiltà o ai più ricchi egiziani ed era tenuta in grande
considerazione anche perché non temeva la siccità.
Il suo frutto era usato nelle cerimonie funebri e
simboleggiava il nutrimento per i defunti.
Melagrane si trovano dipinte nella camera sepolcrale di
Ramsete IV e anche altre raffigurazioni di questo frutto sotto forma di geroglifici
sono state scoperte all’interno di tombe egizie che risalgono a 2.500
anni fa.
Nell’antica Grecia la pianta di melograno era una pianta
sacra a Venere e a Giunone.
Questa dea, Giunone, veniva considerata la protettrice del
matrimonio e della fertilità ed era spesso raffigurata, per questo motivo, con
una melagrana nella mano destra.
Secondo una leggenda Venere donò agli uomini la pianta di
melograno piantandone un albero a Cipro.
Vi è poi il mito di Persefone nel quale la melegrana ha un
ruolo fondamentale.
Persefone, che gli antichi romani chiamavano
Proserpina, era una giovane fanciulla
figlia della dea Demetra e di Zeus.
Venne rapita da Ade dio dell’oltretomba e da lui sposata
mentre sua madre Demetra, dea dell’agricoltura e dei raccolti, la cercava
disperata.
In questa sua ricerca dimenticò la crescita delle messi e il rigoglio della vegetazione e così sulla Terra venne un duro
inverno che sembrava non volesse finire mai.
Zeus impietosito dalla triste sorte degli uomini che
morivano di fame e di freddo informò Demetra di quello che era accaduto a sua
figlia ma la madre disperata non acconsentiva a fare ricrescere la vegetazione
sino a quando sua figlia non le fosse
stata restituita.
Persefone quando era giunta nell’Ade non aveva voluto
mangiare nulla.
Soltanto una volta, svogliatamente, quando le era stata
offerta della frutta, aveva mangiato sei semi di melagrana ignorando però che
chi mangia i frutti degli inferi è poi costretto a soggiornarvi per l’eternità.
Infine si raggiunse un accordo per cui, siccome Persefone
non aveva mangiato un frutto intero ma solo sei grani, sarebbe stata col marito
solo per il numero di mesi equivalenti al numero di semi che aveva mangiato
mentre il rimanente periodo avrebbe potuto trascorrerlo con la madre sulla
Terra.
Demetra ogni anno accoglieva con gioia il ritorno della
figlia e faceva, in primavera ed estate, rifiorire tutta la vegetazione.
In questo mito il
frutto della pianta di melograno unica fra le altre specie di piante da frutto
simboleggia non solo il cibo dei defunti ma anche il valore del matrimonio,
infatti Persefone soggiornava sei mesi col marito.
Però era simbolo anche di fertilità perchè quando in
primavera Persefone tornava sulla Terra presso la madre questa felice faceva
rifiorire tutta la vegetazione.
Per questo motivo questo mito era molto popolare e
conosciuto sia dai Greci che dagli antichi romani che amavano e veneravano la
dea Demetra.
Durante i festeggiamenti in suo onore le ateniesi mangiavano
i rossi chicchi della melagrana per conquistare la prosperità e la felicità.
Invece i sacerdoti addetti alle sacre cerimonie in onore
della dea erano incoronati con i rami della pianta di melograno ma non potevano
mangiarne i frutti in quanto erano simbolo di fertilità.
melagrana fruttoAncora oggi in certe zone della Grecia è
tradizione rompere una melagrana ai matrimoni e
regalare a Capodanno i frutti di questa pianta per augurare prosperità e
fortuna.
In Grecia e in Dalmazia viene piantato un melograno nel
giardino della casa dove gli sposi andranno ad abitare come simbolo di matrimonio duraturo, fecondo
e felice.
Anche presso gli antichi romani la pianta di melograno
veniva tenuta in grande considerazione.
Le spose nell’antica Roma mettevano una coroncina di fiori
di melograno fra i capelli come simbolo di fertilità e di felice matrimonio.
I Romani chiamavano la melagrana “malum punicum” che
significa “melo cartaginese” perché
pensavano che la pianta di melograno
provenisse da Cartagine quindi all’Africa settentrionale.
Invece il nome melagrana deriva dal latino malum cioè mela e
da granatum che significa con semi.
La pianta di melograno viene citata più volte nella Bibbia.
La cita nel libro dell’Esodo quando scrive che immagini
raffiguranti questo frutto dovevano
essere applicate sugli abiti rituali dei sacerdoti.
Descrive le melagrane che
adornavano i capitelli delle colonne che si trovavano nel tempio del re Salomone in Gerusalemme.
Inoltre la melagrana è uno dei 7 frutti elencati nella
Bibbia come speciali prodotti della “Terra Promessa” infatti dice:
“….il Signore ti porterà in un’ottima terra…terra da grano,
da orzo e da viti dove prosperano i fichi, i melograni e gli ulivi”
Nella simbologia ebraica questo frutto è simbolo di onestà e
di correttezza perché secondo la tradizione ebraica la melagrana contiene al
suo interno 613 semi che rappresentano le 613 prescrizioni scritte nella Torah
osservando le quali si ha la certezza di tenere un comportamento saggio ed equo.
Nel cristianesimo la
melagrana, a causa del colore rosso vermiglio dei suoi semi e soprattutto del
suo succo, è simbolo del sangue versato da Cristo e dai Martiri quindi del
martirio.
Madonna del Botticelli particolareLa melagrana si trova in
molti dipinti a tema religioso e spesso i pittori del XV e del XVI secolo
raffiguravano il Bambino Gesù con in mano una melagrana che raffigura la
passione che il Cristo dovrà subire.
Simboleggia però un martirio fecondo perché si riferisce
alla nuova vita donataci dal Redentore.
Nel Medioevo e nel Rinascimento il simbolismo della
melagrana si riconduceva a quello della Chiesa che unisce in una sola fede
numerosi popoli mentre i suoi tanti
chicchi indicavano i misteri della sapienza divina.
Anche nel mondo orientale il frutto della pianta di
melograno rappresentava abbondanza, fertilità e fecondità.
In Cina era considerato il simbolo della posterità e in
Turchia durante la celebrazione del matrimonio una melagrana è lanciata a terra
dalla sposa che avrà tanti figli quanti sono i chicchi che fuoriescono dal
frutto.
In India le donne che desiderano un bambino bevono il succo
della melagrana che per tradizione assicura la fecondità.
Anche presso gli Arabi la pianta di melograno era tenuta in
grande considerazione.
Nel Corano il melograno viene citato come uno degli alberi
che prosperavano nel paradiso e in un altro punto di questo testo sacro viene
descritto fra le cose buone che Dio ha dato agli uomini.
Quando gli Arabi all’inizio dell’ ottavo secolo
invasero la Spagna e la dominarono
fondarono una città che prese il nome di Granada dal frutto che avevano
introdotto in Spagna cioè la melagrana.
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Eterno riposo (in latino, Requiem aeternam) è una preghiera della tradizione cattolica rivolta a Dio per la pace delle anime dei defunti.
È derivata dall'apocrifo Apocalisse di Esdra (III secolo).
"L'eterno riposo,
dona loro, o Signore,
e splenda ad essi
la Luce perpetua.
Riposino in pace.
Amen."